Il Professore

Il Professore

“La realtà in trasparenza: Lettere di J.R.R. Tolkien ” è una raccolta epistolare, curata da Christopher Tolkien, pubblicata postuma nel 1981 (in Italia nel 1990).
È la cosa più vicina a un’autobiografia si possa avere sul Maestro, visto che dalle sue missive si può ricostruire la sua figura professionale e personale – per quanto, sicuramente il figlio ha scelto le lettere più lusinghiere o quelle più interessanti per il pubblico, tenendo per sé le cose più personali. Che è anche giusto.
È fantastico leggere del giovane Tolkien al fronte, durante la Grande Guerra, che per vincere la noia della vita in trincea scrive alla fidanzata, poi moglie, che stava lavorando a un linguaggio elfico di sua invenzione, ma cercava di non indulgere troppo a questo piacere, perché mi gli sembrava una cosa un po’ pazzesca da fare.
Così pazzesca che di linguaggi ne ha inventati due. Così si fa, Professore!
Le sue lettere sono fondamentali, per capire il pensiero dietro l’opera. rende molto chiaro perché Tolkien avesse tanto in astio il mondo dell’industria e preferisse cento volte la piccola bucolica realtà hobbit.
Lui viveva lo sviluppo industriale in campo bellico, durante la guerra, con i suoi figli al fronte. Era uno sviluppo di armi sempre più letali, sempre più devastanti, ed era l’unico sviluppo industriale che fosse finanziato. Era ovvio che inorridisse e che trovasse tutto profondamente sbagliato. In quel contesto lo era. Il Signore degli Anelli è stato scritto per la maggior parte durante una guerra, non poteva essere diverso. Quando lo ‘sviluppo’ industriale arriva nella Contea per Tolkien non può essere un bene.
Quanto sareste felici voi, di sapere che nel quartiere dove vivono i vostri figli hanno cominciato a costruire bombe e contraerea?
Il Professore non era uno sventato studioso avulso dalla realtà materiale, anzi sentiva molto forte il peso delle ristrettezze economiche e non concedeva l’utilizzo neanche di un disegnino senza esserne adeguatamente corrisposto. Com’è giusto che sia. Quando l’editore americano gli ha chiesto di poter usare i suoi indovinelli de Lo Hobbit a titolo gratuito la sua risposta è stato un forbito ‘anche sticazzi, caccia i money che me so’ stufato di ripararmi i tubi di casa da solo perché l’idraulico costa’.
Gentleman sì, fesso no.
E questo porta a…
Visto quanto circola l’idea che Christopher Tolkien sia un piccolo viziato approfittatore che vive sulle spalle della fama paterna, sono molto interessanti le lettere di Tolkien padre al figlio in guerra.

La realtà in trasparenza, edizione italiana Rusconi

Anzitutto Christopher era arruolato nella RAF, non so quanti di quelli che lo bollano come approfittatore abbiano corso i pericoli che ha corso lui; a parte ciò, Christopher leggeva, editava, batteva a macchina (dal fronte, ribadisco) consigliava e financo disegnava le mappe per conto del padre: insomma, ha lavorato al Signore degli Anelli in prima persona. Non so se l’attuale mappa della Terra di Mezzo sia opera sua, stando a quello che scrive Tolkien padre sì.
Inoltre viene spesso ribadito che il libro è praticamente dedicato al figlio. La parte degli hobbit a Mordor è ricalcata sulla vita di Christopher in guerra e sui rischi che correva, perciò possiamo serenamente affermare che ISDA senza Christopher non sarebbe lo stesso libro. Forse non esisterebbe affatto, perché Christopher appunto ci ha lavorato assiduamente durante tutta la stesura. Era il suo beta reader e il suo editor, entrambe figure che oggi esigono il dovuto rispetto. Peraltro non era l’ultimo dei cretini, ma a sua volta laureato a Oxford.
Infine, l’annosa questione tutta italiana “Tolkien era di destra”. Ora, capisco che parlando di fasci non si può pretendere che siano persone che sappiano leggere, ma le idee politiche di Tolkien erano molto chiare: ‘piccolo volgare furfante’ l’epiteto riservato a Hitler, e su Mussolini la pensava esattamente allo stesso modo. Odiava i nazifascisti e viveva i maniera diametralmente opposta alle loro idee.
Ma proprio all’opposto. Essendo questo il mese del Pride, ne approfitto per distruggere un’altra icona fascistoide, che voleva Tolkien come un vecchio bigotto retrogrado, quindi anche omofobo: Tolkien è stato insegnante e successivamente grande ammiratore di Mary Renault (di cui ho già parlato in questo articolo), di cui apprezzava grandemente l’opera.
Potete leggere i dettagli su questo articolo. Tolkien sosteneva che le lettere di Renault erano quelle che gli facevano più piacere [tra tutte quelle che riceveva dai suoi fan]. Ora, proviamo a immaginare la quantità di missive che il Professore riceveva, e possiamo avere la misura di quanta stima avesse per lei. Data questa premessa, considerando che Renault scriveva narrativa queer, e che era gay dichiarata, vivendo con la sua compagna per tutta la vita, riesce difficile immaginare che il Professore non lo sapesse. L’omofobia non era roba per lui, proprio come non lo era il nazifascismo e qualsiasi ideologia a esso collegata.
Il suo orrore per la guerra era totale, malgrado non ritenesse possibile un’altra soluzione, in quel particolare contesto. Le bombe di Hiroshima e Nagasaki lo avevano sconvolto, e contestualmente era disgustato anche dal compiacimento per Berlino bombardata. In sintesi, Tolkien riteneva che gli Alleati avessero diritto di ballare sui cadaveri dei nemici quanto i nazisti avessero diritto di accanirsi contro ebrei e polacchi (all’epoca non era ancora emersa la realtà dei campi di sterminio e Tolkien non sapeva come stessero realmente le cose): ovvero, per dirla con le sue parole, “nessun diritto”. Sconfiggerli duramente era necessario, e lo sottolinea, ma che qualcuno potesse gioirne lo faceva inorridire.
Quest’uomo era immenso. E tutta la sua opera lo conferma.

 

Scritto da : Laura MacLem

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